Il solito tavolo sulla terrazza, il solito bicchiere di vino bianco.
L’aria fresca accarezza le foglie della siepe appena sbocciate e il mare lontano sembra quasi una cornice inevitabile.
Il cielo è privo di colori e il sole sembra essersi nascosto,
senza impegno.
Tutto è piu’ tranquillo, nei colori tenui di questa primavera
che non vuole arrivare.
E’ proprio il grigiore della giornata che crea una atmosfera
di inusuale intimità.
Intimità fra me e me che il riverbero della luce, se il sole
volesse paventarsi, potrebbe solo attenuare, quasi disturbare.
Non cerco nulla che non sia la piu’ semplice sensazione del
niente che cerca me.
Il piccolo tavolo di ferro appoggiato alla ringhiera sembra quasi stanco di sopportare la ruggine che da tempo, pur senza
particolare insistenza, cerca di conquistarlo.
Mentre su di esso una rosa rossa solitaria nel suo lungo
gambo dondola insicura fuori dallo stretto vaso che la sostiene.
Sembro sorridere, ma è solo l’impressione di una espressione
priva di una vera emozione esteriore, mentre mille pensieri si rincorrono e poi
si accavallano fino ad annullarsi, lasciando spazio al nulla.
O semplicemente lasciando spazio.
O semplicemente lasciando spazio.
Forse vorrei sentire un rumore, un sospiro o semplicemente
un profumo per rompere l’equilibrio, per costringermi a voltarmi.
E quasi chiudo gli occhi per cercare di assaporare l’illusione
di un evento inaspettato.
E’ quando il tempo resta sospeso che forse riesco a dare un
senso al tempo stesso.
L’aria fresca sembra attenuarsi quasi per non disturbare e
solo allora mi accorgo che il silenzio diventa musica, per chi lo sa ascoltare.
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