Ma non si controlla la scintilla quando scocca, inaspettata.
Mancava un niente alla fine, ma forse non ci hai neppure
pensato e ti sei messo a correre, senza averlo pianificato, senza averlo
provato, senza concordarlo con nessuno.
Hai deciso che era il momento di andare, di partire.
Hai chiuso a pugno le mani nei guantoni pesanti e hai
superato l’area di porta, l’area di rigore e sempre piu’ su, fino al cerchio di
centro campo.
Fino ad arrivare dall’altra parte.
Che paura, che coraggio. D’altronde che sarebbe il coraggio senza
la paura. Solo incoscienza...
E tu hai avuto paura ad ogni passaggio oltre una linea
bianca che probabilmente hai passato con un salto, attento a non calpestarla.
E mentre correvi, con la coda dell’occhio, hai visto il tuo
allenatore che urlava qualcosa.
Lui con la mano vicino alla bocca, cercando di amplificare e
di farsi sentire.
Ma a te sembrava solo un movimento al rallentatore, tu
andavi troppo veloce, eri su una altra dimensione, le tue gambe frullavano e
lui con gesti lenti era ormai un elemento a te completamente estraneo.
Tu hai salutato la tua zona di “comfort”, la tua isola
felice. La, dove davi del tu a ogni filo d’erba, per avventurati al di la. Oltre,
la “dove nessun portiere era mai giunto prima”….
La, dove cresce la gramigna.
E quando sei arrivato con le mani sempre strette a pugno
dentro i guantoni, hai trovato in tuffo l’emozione più grande della tua vita.
Forse non lo hai neppure visto, il pallone, superare l’ultima
linea bianca.
Un boato, una emozione incredibile, hai guardato il cielo,
poi hai chiuso gli occhi.
Qualcuno ti ha visto volare, con il cuore in gola.
Dopo una vita la dietro, a farti narrare la gloria dagli occhi degli altri.
“ma che la baciai, questo si lo ricordo, con il cuore ormai
sulle labbra, ma che la baciai per dio sì lo ricordo, e il cuore restò sulle
labbra...”