E’ così, la forza della natura è la sua
bellezza e allo stesso tempo la sua terrificante potenza distruttiva.
Penso alle sensazioni di chi ha visto il proprio paese raso al suolo, un ammasso di detriti a coprire ogni ricordo.
Borghi e strutture di una bellezza esagerata devastati, irrimediabilmente distrutti, come statue di ghiaccio con l’arrivo dell’estate.
Davanti a questa distruzione totale non riesco a ragionare con razionalità, non riesco e non voglio capirne la logica. E neppure farmene una ragione.
Penso in modo disordinato.
Credo che poco si possa fare per arginare…
Come posso pensare di mettere in sicurezza ciò che non esiste più, o come poteva essere messo in sicurezza un manufatto concepito e costruito secoli fa.
Non stiamo parlando dei grattaceli di San Francisco che si inclinano e dondolano sulle loro fondamenta a molla o rulli, ma di vecchie e gloriose costruzioni, cariche di storia e di emozioni.
Non ci sono più e credo sia inutile pensare
di ricrearle.
Come un incendio distrugge le foreste per permettere a nuove generazioni di crescere e diversificare, forse anche un cataclisma può rappresentare una violenta discontinuità, pur nella sua tragica manifestazione.
Penso quindi a nuovi borghi e nuovi villaggi, forse anche a nuove identità.
Mi piacerebbe convincere chi ha perso tutto che il valore della ricostruzione sta nel nuovo e non solo nella ricerca di quello che si è perduto.
E non per consolare, né per dare un senso al perduto, ma per dare un senso al futuro.
Vorrei che le ruspe e il cemento avanzassero con gentilezza, vorrei che l’urbanistica fosse studiata con amore, vorrei che i materiali utilizzati venissero scelti con cura.
Insomma vorrei che la ricostruzione avesse un’anima.
Una propria anima, l’unione delle anime che sono sopravvissute e dovranno tramandare il ricordo.
Il patrimonio culturale, sociale, storico non muore, anche se materialmente non esiste più. Saranno le poche costruzioni rimaste in piedi a ricordarcelo come moderni « partenoni », monumenti di una civiltà che fa parte della storia dell’umanità.
Ma ci vorrà tempo e sofferenza… e nel frattempo, nel
breve « frattempo », vorrei che ogni persona che ha visto quanto di
più caro crollare sotto la polvere e le pietre possa trovare il coraggio per
reagire, la forza per crederci, la tranquillità per dormire.
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