lunedì 31 ottobre 2016

La forza della natura

E’ così, la forza della natura è la sua bellezza e allo stesso tempo la sua terrificante potenza distruttiva.

Penso alle sensazioni di chi ha visto il proprio paese raso al suolo, un ammasso di detriti a coprire ogni ricordo.
Borghi e strutture di una bellezza esagerata devastati, irrimediabilmente distrutti, come statue di ghiaccio con l’arrivo dell’estate.

Davanti a questa distruzione totale non riesco a ragionare con razionalità, non riesco e non voglio capirne la logica. E neppure farmene una ragione.

Penso in modo disordinato.

Credo che poco si possa fare per arginare…
Come posso pensare di mettere in sicurezza ciò che non esiste più, o come poteva essere messo in sicurezza un manufatto concepito e costruito secoli fa.
Non stiamo parlando dei grattaceli di San Francisco che si inclinano e dondolano sulle loro fondamenta a molla o rulli, ma di vecchie e gloriose costruzioni, cariche di storia e di emozioni.
Non ci sono più e credo sia inutile pensare di ricrearle.

Come un incendio distrugge le foreste per permettere a nuove generazioni di crescere e diversificare, forse anche un cataclisma può rappresentare una violenta discontinuità, pur nella sua tragica manifestazione.

Penso quindi a nuovi borghi e nuovi villaggi, forse anche a nuove identità.
Mi piacerebbe convincere chi ha perso tutto che il valore della ricostruzione sta nel nuovo e non solo nella ricerca di quello che si è perduto.
E non per consolare, né per dare un senso al perduto, ma per dare un senso al futuro.

Vorrei che le ruspe e il cemento avanzassero con gentilezza, vorrei che l’urbanistica fosse studiata con amore, vorrei che i materiali utilizzati venissero scelti con cura.
Insomma vorrei che la ricostruzione avesse un’anima.
Una propria anima, l’unione delle anime che sono sopravvissute e dovranno tramandare il ricordo.

Il patrimonio culturale, sociale, storico non muore, anche se materialmente non esiste più. Saranno le poche costruzioni  rimaste in piedi a ricordarcelo come moderni « partenoni », monumenti di una civiltà che fa parte della storia dell’umanità.

Ma ci vorrà tempo e sofferenza… e nel frattempo, nel breve « frattempo », vorrei che ogni persona che ha visto quanto di più caro crollare sotto la polvere e le pietre possa trovare il coraggio per reagire, la forza per crederci, la tranquillità per dormire.

giovedì 13 ottobre 2016

La tua mano...

Stringi ancora la mia mano, non lasciarmi andare....

Ricordi la prima volta, quando con sguardo all'insù mi sono aggrappato al tuo indice, per tenermi in piedi?

Ricordi quando finalmente sono riuscito a afferrare la tua mano in tutta la sua interezza?
Mi sembrava cosi' grande, non riuscivo neppure a prendere tutte le dita, ma mi sentivo cosi' protetto.

E ricordi quando, finalmente, le nostre mani si sono unite in un arco di leggerezza, fianco a fianco.

E la prima volta che l'hai posata sulla mia spalla, quella volta che poi hai accarezzato i miei capelli, con noncuranza.

E infine, un giorno, è stata la tua mano a cercare la mia, tesa per aiutarti, per darti un sostegno.

E anche oggi quando perso nei miei pensieri mi volto a cercarti, la tua mano la trovo sempre li...
stretta alla mia, abbracciate, per sempre...