venerdì 19 agosto 2016

Zen in motocicletta

Probabilmente bisogna diventare vecchi per vedere, per calarsi in una dimensione diversa, per vivere il mondo dal di dentro.

Essere parte della strada e non percorrerla. Sentire l’odore dell’aria e non avere confini.
Percorrere i paesaggi per il gusto di averli attraversati e non per raggiungere una destinazione.

Se la vita fosse un viaggio vorrei non avere una meta, ma solo il piacere di spostarmi e di scoprire.
Per poi non pensare alla strada percorsa, ma semplicemente alle emozioni vissute, al movimento.

Il blu violento del cielo, il verde intenso della campagna, il riflesso dell’acqua di un lago, il contrasto della roccia con il cielo, lassu dove piu in alto non si puo’ andare, lassu’ dove si puo’ soltanto proseguire.

Ci sono viaggi che non hanno ritorni, che non hanno durata.

Immersi nell’essenza stessa del movimento, tanto che se la vita fosse un viaggio vorrei farlo in motocicletta.






martedì 2 agosto 2016

Gesti antichi

Era appena finita la guerra, un tempo ormai lontano che molti di noi fortunatamente non hanno vissuto.
Immagino una Condove in trasformazione,  la fabbrica, gli operai, via Torino con i ciottoli e le lastre di pietra per il passaggio dei carri.
In quella primavera del ’46, o forse anche prima, Franco entrò per la prima volta nel negozio del barbiere, come garzone per apprendere il mestiere.
Aveva 16 anni o giu’ di li.

Solo qualche anno piu’ tardi il negozio di proprietà, la licenza commerciale, valida ancora oggi, li nel suo cassetto con il timbro del ’57.
Perchè Franco è ancora li, nella stessa via, solo pochi metri di distanza dal suo primo negozio. 
Ancora in piedi, fuori dalla porta ad aspettare il primo cliente, l’amico di passaggio, ad aspettare me, forse, che da oltre 50 anni lo vado a trovare con una abitudine che mi fa ormai tenerezza.
I suo gesti sono sempre gli stessi.
Pochi passi verso la poltrona, il telo fissato dietro al collo con gesto sicuro,  teso sopra le gambe con naturalezza.
Due parole sul tempo, sul lavoro, un cenno al passato, un « ti ricordi ?... » accompagnato da un sorriso.
Il rasoio oliato al momento per una prima passata, e poi le forbici. 
Quelle forbici.
Prendono vita nelle sue mani, musica ritmica. 
Tre colpi di preparazione e uno sui capelli tenuti dal pettine (e non dalle mani come i parrucchieri moderni).
Dal basso verso l’alto, per finire con colpi precisi di rifinitura, sempre senza occhiali anche adesso che gli anni si fanno sentire.

Gesti antichi  che si ripetono fedeli ad un copione da decenni, tanti decenni. Da quella primavera del ’46 (o forse prima)
Perche’ per Franco, mio Zio, il tempo sembra avere regole sue. 

Il rasoio, quello vero d’acciaio, ancora fermo nella mano mentre sfiora la pelle con delicatezza, e il peso di 70 anni di negozio, di barba e capelli non si fanno piu’ sentire.

70 anni di storia, di vita di paese, di colpi di forbice, di sapone e pennello.

Sempre gli stessi gesti, gesti antichi …