A volte sono solo poche lacrime che scendono
libere, senza controllo.
Non veri singhiozzi, ma quella cosa che sale
dal profondo.
Un misto di malinconia, tenerezza,
inconsapevole rabbia, piccole sofferenze, serenità sospesa.
A volte a scatenare il tutto è una canzone a
volte una foto, un messaggio.
A volte il mix di tutto questo.
E’ quello che è successo stamattina, mentre
con un tazza di caffè caldo, giravo sulla « rete » e un soffice jazz
copriva i silenzi della giornata.
Oggi è il suo compleanno, in quel di
Barcellona. Nella notte ci siamo scambiati messaggi, tra gioia e sarcasmo. La
sua foto con una candela e una fetta di torta in un bar qualunque della Rambla.
"La fetta di torta di Vito" - mi
dice, un locale per la pizza al taglio gestito da una famiglia di pugliesi.
"Vito, la tua torta è buonissima".
Il suo sorriso quasi stupito.
Un abbraccio virtuale, un scambio di faccine
sorridenti, fino a tarda notte.
E oggi che mi scrive "… ho messo i
vestiti che mi piacciono, per andare alla Sagrada"
Sarà che forse solo io so cosa vuol dire quel
« vestiti che mi piacciono », nella sua semplicità.
Sarà il ritmo del jazz, il suo viso pieno di
donna, il suo sorriso.
Sarà che la musica è sempre più soffice, sarà
che il pensiero si sposta lontano.
Sarà che tutta la rabbia che ultimamente
accumulo, mi sfugge via e non so perché.
E mi accorgo incredulo che anche la mia voce assume un tono più soffice e perde tutto quell’impeto da guerriero
rabbioso, sempre sopra le righe.
Con i pensieri che si accumulano e si
attorcigliano, come nuvole spinte da un vento indeciso.
E io che li lascio andare.
E’ cosi che anche i guerrieri piangono.
A volte.
A volte.