Caro Erri, un po’ ti conosco, ho letto alcuni
dei tuoi scritti, a volte ti ho anche cercato e sono andato ad ascoltare quello
che avevi da dire.
Sono quindi felice che oggi ti abbiano
liberato da ogni accusa e tu abbia la libertà di poter dire quello che pensi,
che ritieni giusto.
Io credo, caro Erri, che la libertà di
espressione soprattutto quando utilizzata da chi può permettersi ampia
risonanza mediatica, porti con se una dose di responsabilità.
Per questo vorrei che tu fossi consapevole
della forza delle tue parole e dell’interpretazione e dell'utilizzo che potrebbe esserne fatto da talune frangi, sicuramente minoritarie e infiltrate, che non aspettano altro
per esplodere rabbia e insoddisfazione.
Non so caro Erri, se un'altra persona, anche solo
uno sconosciuto editorialista di un giornale di provincia, utilizzando le tue
stesse parole avrebbe potuto contare su tanta attenzione e su tanto supporto,
fino a portare il giudizio a riconoscere quella libertà che forse neppure la
nostra costituzione garantisce.
Sai caro Erri, io vorrei avere la tua stessa
libertà di espressione per dire che non sono d'accordo, che il termine
« sabotare » verso un bene pubblico
(o chiamalo anche un « male pubblico », non importa, non
voglio entrare nel merito in questa mia riflessione), non sia eticamente
accettabile.
Troppe volte in questi anni ho visto forme di
protesta che non riesco a condividere, io sono contro l’uso delle
« cesoie » per distruggere. Così come sono contro la generalizzazione dell’odio
verso le forze armate che, seppure con qualche distinguo, hanno un ruolo ed
eseguono degli ordini.
Io credo che i lanci di pietre, i fuochi sulle
strade, i fazzoletti sulla faccia, l’irridere le forze armate, non siano state
una scelta intelligente per contrastare una scelta politica che ai locali (me compreso) non piace.
Difendere o nascondere tutto questo ha fatto
male al movimento e male anche ai suoi obiettivi.
Io credo ancora nella dialettica, nel confronto,
nella discussione.
Purtroppo sono ormai anni che con gli amici
del movimento non si riesce piu’ a discutere : « O sei con noi o sei contro»…
E io in questo schierarsi obbligatorio non
riesco proprio a ritrovarmi.
Io voglio discutere, voglio negare per poter
essere convinto del contrario.
Lo sai, caro Erri, che io sarò preso di mira
da mille critiche per questo ?
Senza leggere fino in fondo, senza neppure entrare nel merito...
Lo sai che mi diranno che non capisco nulla,
che sono ignorante, che mi faccio prendere in giro, che credo ai giornali….
Mi daranno del « voi », come se
pensarla diversamente anche su pochi dettagli ti debba forzatamente condannare al ghetto (il
« voi »)
Quindi caro Erri, oggi che hai avuto tutta
questa visibilità mediatica, pensa anche a me e a quelli come me.
Prova a usare la tua lucidità, la tua capacità
di comunicare per far capire che si può sabotare, ma ci si può anche confrontare.
Che sabotare non vuole dire tirare le pietre e
distruggere, ma civilmente impedire (in modo non violento e rispettoso e per un
periodo limitato) il regolare svolgimento delle operazioni. Creare disagio, al solo
fine di attirare l’attenzione e non per lo scopo ultimo di distruggere.
Io sto con te Erri, e con il tuo diritto e la
tua libertà di espressione.
....ma proprio oggi, caro Erri, vorrei che anche tu stessi un po’ con me…