martedì 10 giugno 2014

E se domani....

La pioggia era arrivata all’improvviso, il sole fino a pochi minuti prima aveva dipinto riflessi dorati sulle foglie fresche di primavera.
Ma era una pioggia strana, inaspettata e troppo violenta per la stagione, quasi un segnale.
Guardando verso l’alto vedevo nubi scure che si rincorrevano e cercavo di capire con quale dinamica si muovessero, ma soprattutto dove fossero fino a pochi minuti prima.
E come potessero contenere tutta quell’acqua.
Poi, d’improvviso, come se avessero finito il loro compito o terminato le loro riserve, si erano dileguate, lasciando nuovamente lo spazio al cielo blu, al sole primaverile, ai riflessi ancora più splendenti.
E’ stato forse questo rimanere con lo sguardo in aria che mi ha fatto dimenticare il luogo, le persone, la mia meta, in quella domenica qualunque di primavera.
Nel breve momento in cui i pensieri transitavano dal nulla al concreto, in quel momento tipico quando il tempo e lo spazio riprendono dimensione, che una sensazione di sorpresa, quasi di ansia ha iniziato a crescere senza un motivo.
Sentivo che qualcosa stava accadendo, come la pioggia all’improvviso. Qualcosa che da tempo avevo immaginato, e spesso volutamente allontanato.
L’ho capito prima di abbassare lo sguardo. Dall’altra parte della strada, verso di me, senza via scampo.
Si, è lei. 
La sento anche se ancora non la distinguo. Il cuore batte con più insistenza, mentre i pensieri si accavallano come le nuvole della pioggia.
Non adesso, non così. Dopo anni di silenzio, anche se ho la sensazione di sapere ancora tutto di lei.
Non così, senza un appuntamento, senza una preparazione, senza una decisione consapevole, comune, condivisa.
Eppure doveva succedere.
Lei non mi ha visto, ma sono sicuro che lo sente. Ora la vedo, in mezzo alla gente, avanzare con passo sicuro e poi improvvisamente rallentare e guardarsi intorno.
Sento il suo respiro, lo conosco, o forse lo immagino, ma è l’emozione.
Ora non può non vedermi, abbiamo rallentato il passo, ma non possiamo incontrarci sui lati opposti della strada, senza incrociare veramente il nostro cammino.
Ho deciso, attraverso la strada, guardo l’orologio, così con gesto istintivo.
Lei si ferma, guarda nella borsa.
E’ davanti a me, alza lo sguardo dalla borsa, io sollevo lo sguardo dall’orologio, e ci guardiamo negli occhi, con aria sorpresa, il respiro sospeso. Un attimo.
Che faccio? Accenno un sorriso.
“Ciao, ma dai, quanto tempo…”
Mi sorride.
“Ciao !”
In quello sguardo, mi passa davanti un pezzo di vita.
Vorrei abbracciarla, anche solo sfiorarle la spalla. Un leggero contatto, come una scossa elettrica.
Resto immobile, con lo sguardo che passa dalla punta delle mie scarpe, all’orizzonte in fondo alla strada, al suo viso.
“Che sorpresa, sapevo che prima o poi sarebbe accaduto
“come va”  - dice lei.
“come stai” - chiedo io.
Non è la stessa cosa.
Non rispondiamo, non ha senso. Un infinito silenzio che in realtà dura un attimo.
Quell’attimo sufficiente per allargare le braccia in abbraccio lungo, tenero, senza tempo, senza spazio.
Quasi non ci salutiamo.
E quando si allontana perdendosi nella folla, o nella foresta, non seguo il suo passo, non mi volto.
Ormai non fa più differenza.
La vita è fatta di percorsi, a volte si cammina in compagnia, altre volte si prosegue in solitudine, qualche volta ci si siede ad aspettare. Fortunatamente, a volte, i percorsi si incrociano.
Sorrido al pensiero e mi rimetto lentamente in cammino, ormai sicuro della direzione presa. 
E mentre il mondo riprende forma attorno a me, mi accorgo che senza un motivo sono rimasto da questa parte della strada.

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