sabato 20 settembre 2014

Cara figlia mia…

A volte ti vedo triste e pensierosa, con le tue paure e i tuoi malesseri.

E’ allora, figlia mia, che vorrei darti fiducia nella vita e nella gente, fiducia in te stessa e nel tuo futuro.

Pensa, figlia mia, a quanta fortuna hai già avuto dalla vita.

Potevi nascere molto tempo prima invece che poter costruire la tua vita alla luce del terzo millennio.

Pensa, figlia mia, che fortuna incredibile nascere alla fine del secolo più rivoluzionario ed incredibile della storia dell’umanità, dai tempi della scoperta del fuoco.

Pensa figlia mia che differenza rispetto alla vita del settecento.
La rivoluzione industriale, le più grandi scoperte, le invenzioni. 
Sei arrivata dopo che l’uomo ha rivoluzionato il mondo della medicina, dei trasporti, della comunicazione.
La radio, la televisione, internet.
Non solo hai avuto la possibilità di vivere questa entusiasmante stagione, ma addirittura di coglierne tutte le opportunità.
Pensa se fossi arrivata solo 50 anni prima.

Che fortuna figlia mia, nascere dopo che l’uomo ha messo piede sulla luna.

Pensa figlia mia che fortuna essere depositata dalla cicogna in quella parte della terra dove tutte queste opportunità sono a tua disposizione. 
Pensa che fortuna essere nata nella parte privilegiata del pianeta.
Non sei stata depositata in qualche sperduto paese povero e sottosviluppato.
No, qui nel ricco ed evoluto occidente.

E poi pensa, figlia mia, che fortuna che hai avuto.
Perché, con tutto il rispetto, avresti potuto crescere in uno sperduto villaggio nei paesi dell'europa dell'est, oppure in una landa fredda e solitaria dei paesi nordici.
Invece hai avuto la fortuna di nascere in un paese latino, aperto, solare.

Pensa, hai pure avuto il privilegio di crescere in una stupenda città, in una regione ricca, piacevole con uno livello di vita superiore alla media.

E poi, figlia mia, hai avuto la fortuna di avere due genitori che ti amano, ti rispettano e ti stimano. Forse non sempre danno il meglio, ma cercano di esserti vicino.

Pensa figlia mia alle tragedie famigliari, alle malattie.

Che fortuna figlia mia avere una vita che ti sorride. 
Un telefono che squilla, il sole che ti entra in casa al tramonto.

Pensaci sempre figlia mia, quando la paura per la vita ti attanaglia, quando le piccole delusioni ti addolorano.

Pensa figlia mia, che la vita è bella, pensaci soprattutto quando così non ti sembrerà.
Pensa alla fortuna che hai avuto, che abbiamo avuto.

E che il sorriso sia sempre con te.....





venerdì 15 agosto 2014

"L'Hymne à l'amour"....

Eppure lui suona con dignità e compostezza, sono io a sentire la fatica di quelle note strappate alla stanchezza di una vita, alla drammatica ferocia della malattia.
Lui sembra non fare fatica, curvo su se stesso, con attenzione e con precisione cerca quei tasti bianchi e neri, tasti che un tempo comparivano miracolosamente sotto le sue dita e che ora sembrano dirupi da scalare.
Ma lui non si scompone, lui cerca le note una dopo l'altra guardando le proprie mani tremanti, ormai ferite dal tempo e dalla malattia.
Lui le domina ancora, con la forza della passione.
Non una smorfia.
E la musica sgorga, come un miracolo.
Lenta, terribilmente lenta, quasi indifferente del mondo frenetico che scorre attorno.
Nota dopo nota, con pause che sembrano non finire mai, con la mano sinistra che a volte non ne vuole proprio sapere.
Ma poi "L'hymne à l'amour" prende forma.

Ha vinto lui, ancora una volta.

(Paris, Gare du Nord)


 

martedì 10 giugno 2014

E se domani....

La pioggia era arrivata all’improvviso, il sole fino a pochi minuti prima aveva dipinto riflessi dorati sulle foglie fresche di primavera.
Ma era una pioggia strana, inaspettata e troppo violenta per la stagione, quasi un segnale.
Guardando verso l’alto vedevo nubi scure che si rincorrevano e cercavo di capire con quale dinamica si muovessero, ma soprattutto dove fossero fino a pochi minuti prima.
E come potessero contenere tutta quell’acqua.
Poi, d’improvviso, come se avessero finito il loro compito o terminato le loro riserve, si erano dileguate, lasciando nuovamente lo spazio al cielo blu, al sole primaverile, ai riflessi ancora più splendenti.
E’ stato forse questo rimanere con lo sguardo in aria che mi ha fatto dimenticare il luogo, le persone, la mia meta, in quella domenica qualunque di primavera.
Nel breve momento in cui i pensieri transitavano dal nulla al concreto, in quel momento tipico quando il tempo e lo spazio riprendono dimensione, che una sensazione di sorpresa, quasi di ansia ha iniziato a crescere senza un motivo.
Sentivo che qualcosa stava accadendo, come la pioggia all’improvviso. Qualcosa che da tempo avevo immaginato, e spesso volutamente allontanato.
L’ho capito prima di abbassare lo sguardo. Dall’altra parte della strada, verso di me, senza via scampo.
Si, è lei. 
La sento anche se ancora non la distinguo. Il cuore batte con più insistenza, mentre i pensieri si accavallano come le nuvole della pioggia.
Non adesso, non così. Dopo anni di silenzio, anche se ho la sensazione di sapere ancora tutto di lei.
Non così, senza un appuntamento, senza una preparazione, senza una decisione consapevole, comune, condivisa.
Eppure doveva succedere.
Lei non mi ha visto, ma sono sicuro che lo sente. Ora la vedo, in mezzo alla gente, avanzare con passo sicuro e poi improvvisamente rallentare e guardarsi intorno.
Sento il suo respiro, lo conosco, o forse lo immagino, ma è l’emozione.
Ora non può non vedermi, abbiamo rallentato il passo, ma non possiamo incontrarci sui lati opposti della strada, senza incrociare veramente il nostro cammino.
Ho deciso, attraverso la strada, guardo l’orologio, così con gesto istintivo.
Lei si ferma, guarda nella borsa.
E’ davanti a me, alza lo sguardo dalla borsa, io sollevo lo sguardo dall’orologio, e ci guardiamo negli occhi, con aria sorpresa, il respiro sospeso. Un attimo.
Che faccio? Accenno un sorriso.
“Ciao, ma dai, quanto tempo…”
Mi sorride.
“Ciao !”
In quello sguardo, mi passa davanti un pezzo di vita.
Vorrei abbracciarla, anche solo sfiorarle la spalla. Un leggero contatto, come una scossa elettrica.
Resto immobile, con lo sguardo che passa dalla punta delle mie scarpe, all’orizzonte in fondo alla strada, al suo viso.
“Che sorpresa, sapevo che prima o poi sarebbe accaduto
“come va”  - dice lei.
“come stai” - chiedo io.
Non è la stessa cosa.
Non rispondiamo, non ha senso. Un infinito silenzio che in realtà dura un attimo.
Quell’attimo sufficiente per allargare le braccia in abbraccio lungo, tenero, senza tempo, senza spazio.
Quasi non ci salutiamo.
E quando si allontana perdendosi nella folla, o nella foresta, non seguo il suo passo, non mi volto.
Ormai non fa più differenza.
La vita è fatta di percorsi, a volte si cammina in compagnia, altre volte si prosegue in solitudine, qualche volta ci si siede ad aspettare. Fortunatamente, a volte, i percorsi si incrociano.
Sorrido al pensiero e mi rimetto lentamente in cammino, ormai sicuro della direzione presa. 
E mentre il mondo riprende forma attorno a me, mi accorgo che senza un motivo sono rimasto da questa parte della strada.

giovedì 20 febbraio 2014

Onde e nuvole....

Si, vorrei disegnare le nuvole. Per scolpire nel bianco i pensieri più profondi,
colorare il cielo, e abbracciare montagne di bianco e di niente.

Vorrei spingere le onde verso creste sorridenti e riflussi maliziosi
per poter disegnare spiagge lisce e brillanti, e arrampicarmi su rocce impertinenti.

Vorrei affiancarmi al vento e soffiare con tutta la mia forza,
per fare onde sui campi di grano, e accarezzare le cime degli alberi.

Vorrei piangere lacrime gioiose, scroscianti, come tenera pioggia autunnale
per costringerti al riparo sotto il mio stesso telo.

Vorrei sorgere tutte le mattine e far compagnia al sole,
per accendere insieme a lui le luci del giorno, e illuminare il  tuo primo sorriso,

Vorrei avvolgermi nella notte, silente e tentatrice,
e rapirne il silenzio per raccogliere i tuoi pensieri con i miei pensieri.

E vorrei essere terra, per sostenere ogni tuo passo,
e acqua per cullare i tuoi abbandoni, e fuoco par scaldare i tuoi sogni.

E vorrei essere te, per guardare il mondo con i tuoi occhi....