sabato 24 ottobre 2009

E' Amore...

E' qualcosa che non si spiega, che non mi spiego.

Io che credo nella logica, nella razionalità, nell'esistenza di una formula, di una spiegazione ancorché sconosciuta a tutto quello che succede. 

Io non so spiegarmelo, ma ne sono affascinato.

L'amore...

Quella forza incredibile, inspiegabile che unisce due persone che non si conoscono.
Che nasce all'improvviso, che spesso non finisce mai.

Ti aggredisce, ti eccita, ti spaventa.
Non sai cosa sia, ma sai che c'è. Lo senti.

Cosi' violento, cosi' indiscutibile che se finisce, quando finisce, lascia tracce di sofferenza infinita, quasi come vendetta.
Lo vedi e lo riconosci. 
Nella gente, nelle immagini, nei suoni, negli sguardi.

Amore che stupisce, che affascina e sconvolge.

E' solo quando lo hai conosciuto che lo vedi intorno a te.
E' quando lo hai vissuto che capisci, che non puoi piu' farne a meno.

E allora lo vedi ovunque, ne sei attratto e rivolgi lo sguardo, la tua attenzione.
Vedo amore tra Barak e Michelle, tra Sandra e Raimondo, cosi' come lo vedevo tra la mia Mamma e il mio Papa'.

Cosi' come lo vedo alla stazione della metro, dove due ragazzini si guardano negli occhi sognanti, ormai ignari del mondo che li circonda.

Lo vedo tra un lui con i capelli grigi, lo sguardo serio e una lei che con semplicita' appoggia il volto alla sua spalla.
Lui la stringe, con tenerezza. Che tenerezza!

Che bello essere felici per amore.

Lo vedo risplendere, esplodere in due stupendi signori carichi di dignità che passeggiano tra le foglie secche, riscaldati dal sole dell'autunno.

Lui le sorride. Le gira intorno.
Lei lo guarda, sprigiona gioia in quello sguardo, gode di quelle attenzioni.
Sono ben vestiti, si sono fatti belli.
Si, lui le gira attorno in un danza leggerissima, poi le si avvicina con dolcezza.
Gli sguardi si incrociano e il tempo si ferma.Lui allunga una mano e le accarezza il volto.
Lei sorride.

E' amore.

Che importa se le due carrozzelle su cui sono costretti impediscono loro di correre.Sono cosi' vicini che anche il correre, il semplice camminare non ha piu' senso.

Io li guardo da lontano e sorrido, con gli occhi ormai umidi per l'emozione....

Perche' l'ho visto di nuovo: si, e' amore.....

domenica 4 ottobre 2009

Un uomo

Era in piedi in mezzo alla gente. 
Vestito normalmente, camicia chiara pulita, pantaloni grigi, forse anonimi ma intonati.

C’era molta gente sulla piazza, un movimento continuo, un rumore di fondo che diffondeva un senso di confusione, ma anche di distaccato interesse.
Sguardi di gente che si evitano, passi che si sovrappongono, tutti in cerca di una meta lontana, dando l’idea di essere concentrati verso qualcosa o verso qualcuno.

Sguardi bassi.

Ma lui invece era li, fermo in piedi.

Non era in movimento come gli altri, non cercava qualcosa, non voleva dare l’idea di essere impegnatissimo, concentratissimo, importantissimo.

Lui era in piedi fermo in mezzo a quella folla uniforme che si allargava fluidamente per passargli accanto.
Aveva il sorriso sulle labbra, lo sguardo verso l’alto, come se tutto fosse assolutamente normale.

Si notava da lontano la sua presenza, perche’ non era allineato, era… stonato.

E’ quando mi sono avvicinato che mi sono accorto che non era proprio parte della sceneggiatura che si stava svolgendo.

Con ritmico gesticolare, e con attenta ed estrema concentrazione ripeteva un ritornello di un vecchio carosello. Il tutto preceduto da un gesto d’inizio, quasi un ciak a se stesso, con un cenno della testa verso destra. 
E poi la scenetta di 20 secondi……“concertino e’ il gelato per il buon bambino….”.
Poi sorriso, sipario, e via per la prossima scena. Stesso sguardo, stesso angolo di osservazione, stesso gesto.

Quando e’ arrivato? Quando si rompera’ l’incantesimo e decidera’ che dovra’ tornare a casa.
Ma avra’ una casa?

E una volta uscito dalla trappola in cui si trova, avra’ un intervallo di vita cosciente?
Quella coscienza che probabilmente gli permette di vestirsi, uscire di casa, scegliere il posto dove abbandonare il mondo della stessa coscienza.

Ma mi chiedo con piu’ attenzione, chi e’ davvero che interpreta un ruolo diverso, chi invece e’ semplicemente se stesso, in quel girone dell’inferno che e’ la galleria di Milano?

Chi sono e cosa pensano quelli uomini che gli scivolano attorno, chi l’ha notato oltre al sottoscritto?

E lui? Quando tornera’ a casa? Ci sara’ qualcuno ad aspettarlo?

Gli sono passato accanto, forse con un piccolo scarto rispetto al fluido circolare della gente.
Mi sono voltato a vedere la sua ennesima rappresentazione e mi sono allontanato con mille pensieri……

....in fondo solo 999 pensieri piu’ di lui.

lunedì 1 giugno 2009

Il mondo che vorrei

.....e' troppo semplice sognare un mondo nuovo, un mondo che si puo' costruire insieme sui diritti di tutti, sul valore dell'uomo e della donna: sull'amore.

No. non volgio solo sognare.

Il mondo che vorrei dovrebbe esser un mondo dove non dovrei pormi questa domanda.
Dove non e' necessario sognare immagini di gioia, di felicita', di uguaglianza, di rispetto, di libertà.

Il mondo che vorrei non dovrebbe festeggiare il 1 maggio per i diritti dei lavoratori, per il diritto al lavoro.

Il mondo che vorrei non dovrebbe scendere in piazza per dire cose che tutti pensiamo, che tutti condividano, ma non si sa bene perche': non esistono.

Vorrei un mondo senza arbitri, senza giudici, senza magistrati.

Un mondo senza urla, di qualunque tipo. Senza carceri, senza confini.

Un mondo dove non e' necessario lottare per difendere i propri diritti.

Un mondo dove se guardo un mio simile negli occhi posso generare un sorriso e non un sguardo di sfida o di fastidio.

Un mondo dove uno che sorride da solo per la strada e' un uomo felice, non un malato di mente.


venerdì 29 maggio 2009

Tramonto

Sempre ad occidente, seguendo il percorso del tempo.

Arriva all'improvviso,
come un miracolo che si ripete
e io lo guardo con rinnovata emozione,
eppure e' la fine.

Una esplosione di colori, una emozione violenta che dura un istante infinito.
Quell'insistente sensazione di continuità per qualcosa che va a finire.

Quasi a raccogliere pensieri ed emozioni
che scompaiono in una danza di luci e colori,
ricordi di una giornata che non vuole finire.

Esplode il giorno
in questa girandola di colori violenti
che si fondono in schegge impazzite di luce.

Un sogno che si realizza,
una vita che si consuma...
Chissa'?

Per poi lottare contro le tenebre 
e per cedere lentamente, ma inesorabilmente,
ai cupi colori della notte

Forse un sacrificio di gioia
per quella nuova alba, 
tenue e chiara,
che rinascerà domani.




domenica 12 aprile 2009

Ho conosciuto Tommaso

E' successo qualche giorno fa a casa di amici.

Effettivamente sapevo della sua esistenza e lo avevo anche incontrato un po' di volte, ma non ci eravamo veramente presentati.

Questa volta invece si, senza l'aiuto di nessuno.
Abbiamo preso coraggio e i nostri sguardi si sono incrociati, ci siamo resi conto l'uno dell'altro e abbiamo in qualche modo comunicato la nostra esistenza.

Lui ha un anno di vita, ma fino a poco tempo prima la sua vita era prevalentemente dedicata alla sopravvivenza e alla scoperta passiva del mondo.

Ma quella sera, con enorme sopresa, ho trovato una persona nuova, diversa.
Da qualche giorno la vita di Tommaso era cambiata e con la vita anche il suo modo di comportarsi, di essere.

E' cambiato il suo viso.

Ora i suoi capelli non sono ciuffetti fragili e scomposti, ma circondano la testolina come una piccola cornice e quel ciufffo sulla fronte non e' casuale, ma gli dona ormai un suo personalissimo profilo.

La sua fronte non e' piu' corrucciata per lo shock della vita e non lo è ancora per i dispiaceri che la vita gli procurera'.
E' una fronte linda, tersa, tranquilla. 
Di chi si accorge di quanto e' bello il mondo, di chi ha solo pensieri felici.

E quegli occhi grandi, rotondi curiosi non sono piu' fissi verso un punto qualsiasi o ipnotizzati da un movimento o da un oggetto, ma si muovono, cambiano colore, forma.
Ora guardano le cose che gli interessano, ma soprattutto hanno cominciato a cercare e ad incrociare lo sguardo di chi gli sta vicino.

Ora i suoi occhi comunicano: gioa, sorpresa, dolore, stanchezza. 
E' incredibile come non abbiamo ancora nessuna traccia di tristezza.
E come si accordano bene, adesso, con il suo nasino finalmente fresco e pulito e non piu' arricciato e colorito.

E' stata quella delicata armonia di ciuffo, occhi e naso che ha cercato ed incontrato il mio di sguardo. 
E ci siamo presentati...

Ne sono stato colpito, quasi onorato.

In quel momento mi sono accorto come il suo sorriso non fosse piu' un automatismo infantile, ma qualcosa di piu' profondo.
Quel sorriso prima timido, quasi delicato, annunciato da un leggero inarcamento, quasi a dire, "ciao, mi fa piacere conoscerti."
Per poi estendersi con tranquillita', senza nessuna malizia con istintiva gioia, verso quel signore un po' imbroniciato, dal profilo irsuto.

Persino la mia istintiva ritrosia al sorriso si e' arresa a quel punto.

"Piacere Enrico..."

Chissa' cosa' vedranno quegli occhi nel corso del tempo!
Chissa' quanto durera' quella leggerezza dello sguardo.
Un giorno, purtroppo, quelli occhi si chiuderanno invece di aprirsi e quel sorriso si spegnera' per un istante.
Mi auguro che quel giorno sia ancora lontanto e che la conoscenza del mondo continui cosi' con curiosita' e con leggerezza.

Mi auguro che le parole che un giorno riuscirà ad usare non prendano il posto alle emozioni e che continuera' comunque comunicare anche con l'espressione del tuo viso.

Poi mi ha detto che era stanco e me lo ha detto nel modo piu' semplice, senza lagne o isterie, ma semplicemente chiudendo gli occhi.

Mi ha fatto piacere conoscerti, Tommaso. Chissa' cosa hai sognato poi quella notte.....

A presto.

p.s. Tommaso non e' mio figlio, naturalmente, e neppure un mio lontano parente.
E' semplicemente un mio nuovo piccolo amico!

giovedì 2 aprile 2009

Un nuovo giorno

Sono le sette e mezza del mattino, credevo di poter vedere l’alba, ma nuvole grigie e nere coprono l’orizzonte.

La pioggia mi ha fatto compagnia tutta la notte, spinta dal vento, in risonanza con i rumori delle tenebre.

Non vedo l’alba ma solo un leggero chiarore che lentamente si inerpica dal profondo per prendere il sopravvento. Forse un nuovo giorno e non semplicemente un altro giorno.

I primi rumori del mattino rompono il lento ritmico cadere della pioggia accompagnata dal vento. Come onde che si infrangono sulla spiaggia interrotte da rocce e frammenti, cosi’ il turbinio del vento spinge le gocce verso gli alberi, le finestre i balconi.

Ma lo voci si fanno piu’ insistenti e rompono l’incantesimo.

Sono ben sveglio alle sette e mezza del mattino, pur non avendo dormito tutta la notte.
Non son nervoso, non sono depresso e non sono stanco. Non ho sonno e ne sono sorpreso.

Il libro che mi ha fatto compagnia giace ormai stanco al fianco del letto. Ha fatto piu’ fatica lui a raggiungere la mattina che il suo amato lettore. I pensieri invece che hanno spesso interrotto la lettura e che si sono intromessi nella trama della storia, continuano a vagare nella mia mente. Alimentati dalla storia stessa, incuriositi e sorpresi della loro ancora vispa creativita’.

Il chiarore ha ormai preso possesso del cielo. Non intende lasciasi conquistare dalla luce del sole, non oggi per lo meno. Mentre le punte degli alberi dondolano spinte dal vento come volendosi svegliare dal torpore del mattino.

Si e’ fatto giorno, un nuovo giorno.

Ritorno a rincorrere i miei pensieri, lasciando il giorno agli eventi che lo popoleranno.

Buona giornata...

sabato 7 marzo 2009

Ehi, ciao.. come va?

Bene...

Oddio da quando mia moglie e' stata male le cose non sono piu' le stesse.
E' migliorata, certo ma dopo un ictus a 35 anni e' difficile.

Comunque stiamo bene.

Ora la aiuto quando posso, senza farglielo pesare. 
Lavoro di notte, cosi' ho piu' tempo per starle vicino.
Ma e' stato duro, all'inizio non capivo quei suoi vuoti, quelle sue risposte senza senso.
E' poi tutte quelle disattenzioni, i piatti rovesciati, la minestra per terra.
Pensavo persino lo facesse per farmi arrabbiare. Un giorno le ho chiesto se avesse un altro e tutto questo fosse una messa in scena per farmi impazzire.

Poveretta.

Ma ora ci siamo divisi i compiti.
Io ed Eugenio.
Anche lui ha portato molta pazienza.
Pensa che lei stendeva i panni, ma non aveva idea di come fissarli al filo e i panni cadevano dal terzo piano.
Eugenio correva a prenderli e risaliva, e lei li faceva ricadere.
Quante scale ha fatto Eugenio! Ma lui le faceva volentieri.
Ora io lavo piatti e Eugenio fa il bucato, ma i panni li stende sempre lei.
Eugenio corre e mi dice: "papa' fammelo fare, lascia che stenda i panni, che importa se devo fare le scale"

E una notte Lucia mi ha detto: "Che caro Eugenio, che corre a prendere i panni, ogni volta che me li riporta mi sento il cuore che batte forte"

E un'altra notte Eugenio mi ha detto: "che bella la mamma quando le porto i panni che cadono, mi sorride cosi' tanto che non vedo l'ora che le caschino di nuovo"!

(parole liberamente carpite a Luigi, mentre chiacchierava con un amico.... in sauna)

venerdì 20 febbraio 2009

Io voglio vivere

Io sono la mia vita, il mio vissuto. Io sono l'insieme delle memorie storiche che si sono accumulate.
Io sono l'insieme delle conoscenze che formano la mia personalità il mio modo di essere, di pensare, di reagire.

Io sono i miei pensieri, quelle strane logiche virtuali che si scatenano in modo casuale, che partendo da un qualsiasi stupido stimolo esterno si estendono verso universi di mille dimensioni, senza una fine.


Io sono, perché penso, non perché respiro. 

Io vorrei l'immortalità mentale. 
Vorrei esistere per sempre per raccogliere elementi e conoscenze e per poterli elaborare. 

Io sono perche' voglio sapere, sempre di piu', perche' voglio sapere quello che ancora non conosco, ma anche quello che l'umanita' ancora non conosce, ma che sicuramente prima o poi scoprira'.


Io sono perche' mi stupisco, mi emoziono, mi arrabbio, mi diverto.


Io non sono il mio braccio destro, il mio polmone, il mio stomaco. Io non sono la mia faccia, e il mio sguardo si puo' anche simulare, rappresentare. 

Io sono quello che usa questo stupendo (non in senso estetico, per carita') marchingegno biologico che e' il mio corpo, che in questo momento mi permette di esistere e che oggi mi permettere di pensare.

E se un domani dovessi perdere o lasciare il supporto che questo corpo mi fornisce, vorrei poter portare il mio essere su un qualunque altro supporto o strumento che mi permetta ancora di esistere. Che mi permetta di interagire con il mondo esterno, comunicare, leggere, guardare. E non importa come.


Perche' io vorrei esistere per l'eternita'.


Ma se qualcuno un giorno trovasse un insieme di cellule ben organizzate, che inconsciamente e con qualche supporto fossero tenute insieme e continuassero ad operare senza pero' darmi quel supporto ad esistere che oggi mi danno...... per favore spegnetele. 


Perche' a me, a quello che sono, che sono stato e che avrei potuto essere, non servirebbero piu'.